StoriaDAmore by annalisa

StoriaDAmore by annalisa

autore:annalisa [annalisa]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-11-11T05:00:00+00:00


«Per mano. Lo sai, camminerebbe per ore senza stancarsi.»

Bimba mia, pensò Paola.

«E poi?» chiese ancora Alfredo. «Per quanto hai camminato? Quanto era distante il negozio di calzature?»

«Forse duecento metri... E...» Si interruppe, soffocando una specie di grido.

«E... che cosa? proruppe Alfredo.

«Mi viene in mente adesso che un altro tizio mi stava fissando. Che mi è venuto dietro per un pezzo di strada.»

«Lo stesso tizio che era sotto al portone di casa?»

«Non ci ho fatto caso. Oh, Dio, proprio non posso dirlo!»

«Giovane o vecchio?» chiese Davide.

E Alfredo: «Com'era vestito? Aveva gli occhiali?».

Nadia si concentrò. «Sì, mi pare che avesse gli occhiali. Forse da sole. Non ricordo altro...»

«Devi aver notato più o meno che età aveva! Un ragazzo di vent'anni non ha lo stesso aspetto di un uomo di cinquanta e basta un'occhiata superficiale per notare la differenza!» esplose Alfredo.

«Non posso dire quello che non ricordo» pianse Nadia.

«Continua» disse Paola. Era la prima volta che parlava. «Sei entrata nel negozio di scarpe e hai comperato gli scarponcini per Michela. O no?»

«Sì, glieli ho comperati. Rossi con un bordo di pelliccia bianca. Quando la commessa glieli ha infilati, Michela ha cominciato a emettere urletti di entusiasmo...»

Scoppiò in lacrime di nuovo.

Bimba mia, bimba mia, pensò ancora Paola. Alfredo aveva le mascelle contratte.

«E poi?» chiese Davide.

«Poi sono uscita dal negozio.»

«Quanto tempo ci sei rimasta? Quanto tempo ci hai messo per comperare gli scarponcini?» chiese Alfredo.

«Forse dieci minuti, un quarto d'ora. C'era molta gente, nel negozio.»

E Davide: «Hai notato qualche persona sospetta?».

«No. E' un negozio di scarpe per bambini. C'erano solo mamme e bambini, questo lo ricordo benissimo.»

«E poi?» la sollecitò Alfredo.

«E poi è successo... E' successo che l'hanno rapita. Uscita dal negozio l'avevo presa in braccio. Avrò percorso sì e no venti metri, sul marciapiede, quando un signore distinto, sui quarant'anni, con gli occhiali da sole, mi ha chiesto l'ora esatta. Ho guardato l'orologio ma non ho fatto in tempo a dire niente, a fare niente: l'uomo mi ha strappato Michela dalle braccia sussurrando: "Avverti i genitori che se chiamano la polizia la bambina stasera è già morta".»

«Ma non hai chiesto aiuto, perdio?» urlò Davide.

«Non c'era nessuno che potesse vedere, intervenire, fermare quell'uomo?» chiese Alfredo.

«Sarà durato in tutto dieci secondi... Non più. Afferrata Michela, l'uomo è salito su un'auto che era parcheggiata proprio lì, di fianco al marciapiede, ed è partito a tutta velocità. Ho cercato di inseguirlo... Ma è successo tutto troppo in fretta. Volevo chiedere aiuto, qualcuno si stava già fermando a chiedere cos'era successo. Ma mi sono ricordata della minaccia del rapitore. Se avessi detto che avevano rapito Michela, qualcuno si sarebbe affrettato a telefonare al 113... Così ho detto "non è successo niente, ho avuto una piccola discussione con mio marito". E sono corsa a telefonare a Paola, da una cabina.»

«Hai fatto benissimo» disse Alfredo. «Che auto era quella del rapitore?»

«Una BMW metallizzata. Nuova.»

«C'era qualcun altro in macchina, ad aspettare il rapitore?» chiese Davide.

«Mi sembra di si. Mi sembra proprio di sì... Ma non potrei giurarlo. Ero fuori di me...»

«Nadia» sussurrò



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